mercoledì 1 agosto 2012



UNA RAPIDA EBBREZZA
I giorni genovesi di Elisabetta d'Austria


a cura di Vittorio Laura e Massimo Sannelli

immagini di Anna de l'Epinois e Alfredo Noack
pp. 72, con 12 illustrazioni
GMT, Genova
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L'arrivo dell'Imperatrice d'Austria

Ieri sera, col treno diretto delle 6,30 giunse nella nostra città, proveniente da Milano, l'imperatrice d'Austria, accompagnata dalla duchessa Festeticz, sua dama di compagnia e da un professore greco, nonchè dal personale del seguito che viaggiava in uno scompartimento riservato di seconda classe.
L'imperatrice vestiva un semplicissimo abito nero e portava sulle spalle una mantellina pure di panno nero.
Alla stazione Principe non si trovava alcuna autorità, avendo l'imperatrice esternato antecedentemente il desiderio di conservare il più completo incognito intorno al suo viaggio.
Soltanto una mezz'ora prima che giungesse il treno in stazione venne cessata la vendita dei biglietti d'ingresso per l'interno della stazione.
L'imperatrice col seguito salì quindi in due vetture che la trasportarono al Grand Hotel Isotta.
Oggi s'imbarcherà sul Miramar.


(Caffaro, 27 marzo 1893, p. 2)


*


Non esiste solo la Storia con la S maiuscola: rivoluzioni, guerre, diplomazie e vincitori, Francesco Giuseppe ed Elisabetta d'Austria, i re e gli imperatori. Di storia, ne esiste un'altra 'piccola', con la s minuscola, fatta dai luoghi, dalle abitudini, dalla "cultura materiale" e dai documenti: fatta dai Grandi nei loro momenti più privati o dal popolo nel suo esistere quotidiano. In questo piccolo libro ce n'è un esempio: nel 1893 una protagonista della Storia maiuscola, l'imperatrice d'Austria-Ungheria, visita Genova per qualche giorno, freneticamente. Entra nei nostri negozi, visita le nostre chiese, va a Staglieno, corre in cima al monte Gazzo, da Pegli a Nervi... E il cronista del "Secolo XIX" la segue come uno stalker di oggi, o forse come un innamorato, non solo della propria professione...

Vittorio Laura




L'«augusta donna» del passaggio a Genova non è la Sisi adolescente di Possenhofen. Non è la Sissi irreale dei film di Marischka, che non è mai esistita e non assomiglia a Romy Schneider. Non è nemmeno la Beatrice decadente di Constantin Christomanos, quella che pronuncia aforismi come «Il mare mi vuole, sa che gli appartengo».
La donna che scende alla Stazione Principe dovrebbe essere chiamata Elisabetta d'Austria, Maestà, Kaiserin, Imperatrice, ma le fonti del soggiorno a Genova sono concordi: « il desiderio di conservare il più completo incognito intorno al suo viaggio», «S.M. viaggiava nel più stretto incognito e sotto il nome di Lady Parker» o di «contessa Hohenembs». Il suo aspetto è sobrio, l'abito è nero e «la sua persona» è «sottile e slanciata», per non dire androgina: «come un cipresso rivolto al cielo», nel sogno poetico di Christomanos. La sudditanza psicologica evoca la grande poesia: «Non approdavo forse a una dantesca “vita nuova”?». Christomanos lo dice, con un'enfasi che non è falsa. Anche il popolo di Genova, tra il mare e la Nunziata, percepisce la vita nuova, nella forma dell'ammirazione: «pur non conoscendola, la giudicavano senza errore, per una persona d'alto grado». Sì, «la bellezza ermetica del suo volto dalle linee immobili sotto il grave colore autunnale che appesantiva le sue trecce», come scrive D'Annunzio. Ma un giornalista è un giornalista, e che altro deve dire? Bastano poche parole: «È una splendida figura di donna, e benchè abbia passato i 55 anni, non li dimostra».

Massimo Sannelli